Vigilanza BCE: giro di vite in arrivo
È la settimana dei bilanci sulla lunga stagione delle crisi bancarie vista dall’Italia. Tra ieri e oggi ne hanno scritto Andrea Greco e Vittoria Puledda su Repubblica A&F e Camilla Conti sul Giornale, oltre alla mia rapsodia in nero sul tema.
Note
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Nella foto membri del Consiglio di vigilanza della BCE al 6 maggio 2015. Terza e quarta da sinistra la Presidente Danièle Nouy e la Vice-presidente Sabine Lautenschläger. Primo da destra Ignazio Angeloni membro di nomina BCE. Il profilo delle teste sembra tracciare la V di Vigilanza. |
È tempo di bilanci anche a Francoforte. Tra maggio e luglio 2017 la BRRD ha avuto il battesimo del fuoco con i casi del Banco Popular, delle Popolari venete e di MPS (chissà perché le "quattro banche" risolte nel 2015 sono cadute nell’oblio). Le maggiori esponenti della Vigilanza BCE hanno preso posizione sulle questioni rimaste aperte.
Elke König, Presidente del Single Resolution Board (SRB) ha commentato a Tallinn il 15 settembre i takeaways delle prime crisi risolte con la BRRD. Che cosa si è imparato? In Spagna il nuovo sistema si sarebbe dimostrato efficace, mentre i due casi italiani avrebbero evidenziato il bisogno di ulteriore "armonizzazione" per tagliare in modo più netto il legame tra perdite da dissesti bancari e finanze pubbliche.
Sabine Lautenschläger, vicepresidente del Consiglio di vigilanza della BCE, il 6 settembre ha fatto il punto sulle questioni aperte parlando alla Handelsblatt conference “Banken im Umbruch”. Riassumo i punti del suo discorso che fornisce un’utilissima sintesi delle questioni sul tavolo dei supervisori. Citerò anche alcune prese di posizione della sua Presidente Danièle Nouy.
Regole e discrezionalità
Occorre puntare a un vero Single rulebook a livello di Unione Bancaria, per fare questo si devono superare le disparità tra paesi:
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per evitare le difformità tra norme di recepimento della direttiva CRD, occorre portare più materie nell’ambito dei regolamenti (come il CRR) immediatamente applicabili nelle diverse giurisdizioni; le opzioni e discrezionalità (O&D) devono essere fissate in maniera armonizzata [ovvero cessare di essere tali];
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occorre disattivare le disposizioni di vigilanza nazionali che si sovrappongono a quelle BCE; è quello che si sta facendo per le segnalazioni di Vigilanza;
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questo implica una coerenza (e progressiva convergenza) tra le regole applicate alle banche "significative" vigilate dalla BCE e quelle "meno significative" sottoposte alle Autorità nazionali.
Il rulebook deve essere robusto e uniforme, ma non troppo dettagliato. Deve essere lasciato spazio al supervisory judgement in particolare per contrastare l’arbitraggio regolamentare puntando alla sostanza (come approfondito da Nouy in questo discorso del 15 settembre).
La cassetta degli attrezzi dei supervisori
La Vigilanza BCE ribadisce la centralità del processo SREP attraverso il quale esamina periodicamente modelli di business, governance, risk management ed esposizioni delle banche. I supervisori possono in esito dello SREP "suggerire" alle banche di rafforzare capitale o liquidità oppure di adeguare l’organizzazione. I suggerimenti si traducono nelle cosiddette guidance o expectation.
I legislatori UE (su pressione delle associazioni bancarie) hanno stabilito che questi desiderata fossero distinti dai requisiti obbligatori di primo e secondo pilastro (anche questi ultimi stabiliti nello SREP): le guidance non generano obblighi di rispetto tassativo. Tuttavia (e qui torna il tema del judgment dei supervisori), le expectation devono essere prese molto sul serio. Nouy nel momento Q&A dopo il suo intervento alla SRB conference del 29 settembre ha detto (letteralmente) che il Supervisore terrà un coltello puntato alla schiena delle banche che non le soddisfano (ascoltatela da questo video al punto 1h:23m).
Tornando a Frau Dr Lautenschläger, troviamo altri propositi di miglioramento del supervisory toolbox:
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le visite ispettive devono seguire pratiche uniformi, mentre oggi in alcuni paesi hanno una lunga preparazione e una più breve effettuazione on site, in altri (come l’Italia, presumo) è il contrario; questo complica il coordinamento e la formazione di team ispettivi internazionali;
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occorre introdurre in tutti i paesi il moratorium tool che consiste nel congelamento dell’esecutività dei contratti di una banca in difficoltà (lascio a voi intepretare il concetto) per un periodo limitato; in Germania esiste, in Spagna no, e anche per questo motivo i depositi del Popular hanno potuto fuggire; in Italia si è dovuto emanare un decreto legge ad hoc per bloccare il rimborso alla pari di un subordinato Veneto Banca alla vigilia della liquidazione, mentre con la moratoria si sarebbe potuto farlo con una semplice delibera della BCE;
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la BCE vorrebbe anche il potere di imporre, a sua discrezione, deduzioni dai fondi propri per adeguamento degli accantonamenti, in deroga a principi contabili nazionali che possono essere divergenti e troppo elastici; penso che questo valga per i paesi che impongono gli IFRS soltanto per i bilanci consolidati e non quelli di esercizio (in Italia gli IFRS valgono per entrambi); sarei curioso di sapere se la BCE intende caricare maggiori accantonamenti anche alle banche che applicheranno i più severi IFRS 9 (forse se fanno finta di applicarli);
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infine, si pensa di eliminare le duplicazioni tra interventi nei confronti di banche non ancora allo stato failing; dette azioni sono previste e disciplinate sia nella supervisione "ordinaria" (principalmente come esiti del processo SREP), sia nelle regole della BRRD sulle forme di intervento precoce (early intervention) tese al risanamento (recovery); sono di fatto le stesse, e nella pratica si devono scegliere quelle meno invasive, che sono quelle ordinarie.
Supervisione e risoluzione (con la scusa del mercato)
La vice-capessa di ECB Supervision tratta poi il punto supervisori e mercato, nel quale in realtà parla di Single Resolution Mechanism. Per quale trait d’union? Per il principio dell’allineamento tra gli incentivi privati degli investitori e quelli pubblici dei regolatori: le perdite non devono andare tutte sullo Stato-Pantalone, ma in parte consistente su chi ha messo i soldi e partecipa ai profitti. Il SRM serve proprio a quello, assicurando nel contempo la risoluzione ordinata. Le due finalità sono rese compatibili imponendo alle banche di detenere una massa di passività aggredibili (MREL) sottoscritte da investitori consapevoli, con una rete di sicurezza pubblica a più livelli (i Fondi di risoluzione nazionali, quello europeo SRF, altre forme di supporto degli schemi di assicurazione dei depositi e dello Stato). Le Autorità di risoluzione nazionali e il SRB si preparano alla bisogna stilando dei validi piani di risoluzione.
Bene, bene, bene, questi non sono altro che i propositi encomiabili fissati dal Financial Stabiliy Board, puntualmente recepiti dalla BRRD. Allora qui tutto a posto, niente da ritoccare? Eh, no, non credete di cavarvela così a buon mercato, specialmente i furbini che hanno cercato di scansare le lame affilate della risoluzione. Si segnalano due interventi da fare:
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il primo sulla ricapitalizzazione precauzionale (precap); la BRRD la prevede e rimanda alla Comunicazione della DG Comp del 2013 il giudizio sull’ammissibilità degli aiuti di Stato che tale intervento veicola; le regole sugli aiuti dovrebbero essere aggiornate ai principi della BRRD (leggi, ristrette); ma anche le valutazioni di stretta competenza di BCE e SRB dovrebbero essere rese più challenging, ad esempio il giudizio sulla condizione di solvibilità (senza la quale la precap non può essere concessa) deve essere espresso in una prospettiva forward-looking; non si capisce bene che cosa intendono, nella BRRD ballano diverse misure di valore dell'equity (contabile, regolamentare, stimata da un esperto indipendente) che segnalano se una banca è solvibile o no; ci sarebbe bisogno di fare un po' di ordine tra i concetti; mi verrebbe però da pensare che per stima forward looking si intende quella presa dallo scenario avverso dello stress test, per cui MPS non avrebbe superato il test di solvibilità (ma questa restrizione richiederebbe una modifica della BRRD, che ammette espressamente la precap in tale evenienza);
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aggiungere agli strumenti di early intervention il moratorium tool che già si voleva nella cassetta degli attrezzi della supervisione, da cui desumo (a) che la partita per chi si tiene gli strumenti di early intervention sarà vinta dalla BRRD, e (b) che i supervisori non temono più lo stigma sulle banche oggetto di un piano di risanamento, e non di un semplice intervento ad hoc della supervisione prudenziale;
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infine si ricorda che occorre "armonizzare" (ancora quella parola!) i regimi di insolvenza nazionali, i quali entrano in gioco nei dissesti di banche non sistematicamente rilevanti (giudicate tali dal SRB); qui il pensiero va alla liquidazione delle banche venete, criticata dalle Autorità europee come formalmente legittima ma nella sostanza contraria alle regole europee; sono di questo parere anche due italiani quali il presidente dell’EBA Andrea Enria e il membro dell’ECB Supervisory Board Ignazio Angeloni.
Preparate le borracce
I discorsi delle tre ladies of supervision che ho compendiato confermano quanto già si sapeva: le concessioni fatte per uscire dalle crisi più gravi di banche italiane hanno avuto carattere eccezionale. Non si intende concederne di simili in futuro e si vogliono sigillare tutte le fessure normative sfruttate tra giugno e luglio 2017. La stretta non riguarda soltanto SREP e risoluzioni: è di questi giorni l’annuncio di regole automatiche di svalutazione degli NPL al trascorrere di un lasso di tempo massimo (pochi anni per i prestiti non garantiti). Applicando dei trigger del genere ai portafogli in essere, le banche che hanno alta incidenza del deteriorato andrebbero più facilmente in stato likely to fail.
Anche la chiusura delle vie di fuga dei depositi mediante moratorium anticiperebbe le reazioni degli investitori più accorti, che abbandonerebbero prima le banche attenzionate dai supervisori. Come conseguenza, aumenterebbero le probabilità di "dissesto o rischio di dissesto" stimate dagli investitori, ma non solo. Sarebbe più probabile vedere una banca, espulsa dal mercato monetario all’ingrosso, sprofondare in un buco di liquidità.
I supervisori forse pensano che sia utile alzare così il volume dei sensori di allerta, in modo da costringere tutte le banche a mantenere margini di sicurezza molto più ampi degli attuali rispetto ai requisiti di capitale e di liquidità. A parte che non è dimostrato che questi ampi margini assicurino un effettiva resilienza [altra parola biforcuta], c’è da capire come si arriverà a quella situazione ideale partendo da quella reale, nella quale molte banche sono gravate da problemi legacy conclamati (NPL), latenti (titoli sovrani a rischio tapering) e non hanno la cintura di protezione delle vere passività MREL. Sarebbe come disporre delle mine sulla strada del risanamento di quegli istituti.
Forse è quello che si vuole: un’epurazione accelerata delle banche più fragili, che gioverebbe a tagliare gli eccessi di capacità produttiva e a lasciare sul campo i competitor più robusti, efficienti e innovativi. E con questo i Supervisori, dalla loro ECB [Ivory] Tower hanno detto tutto. Alle banche che alzano la loro clère arrugginita tutte le mattine rimane da affrontare la traversata del deserto.