La corsa al riarmo e i paradisi artificiali della smart money

Dopo aver letto oggi su Repubblica dell’iniziativa di papa Francesco per fermare la corsa al riarmo nucleare, ho recuperato la mail di un collega della London School of Economics, coordinatore della LSE SU Alternative Investments Conference 2018. Si tratta di un evento rivolto agli studenti di tutto il mondo per farli incontrare con grossi personaggi dell’industria degli alternative investment (Hedge fund, Private equity e Venture capital).

Ho visionato il video di presentazione dell’evento,

che è chiuso da questa raccomandazione, raccolta da uno speaker intervenuto nell’edizione 2017:

So, in short, it’s a really really unpredictable world out there.
The valuations are there purely because of massive money
which will disappear at some stage.

I think it will disappear
because of the need to rearm across the world,
but it will disappear.

However don’t worry about that.
Just be happy and focus on your individual businesses
and you’ll make lots of money.

Ma il messaggio standard per i giovani non era «make the world a better place?». No. Pare che sia passato di moda. Tutto fa credere che il mondo diventerà un posto peggiore. Ci aspetta un periodo di conflitti, con la geopolitica (e l’economia al seguito) trainata dalle spese per il riarmo. La finanza si adeguerà docilmente, tutta la massa di attività finanziarie gonfiata prima della crisi e tenuta in pressione dalla stampa di moneta sarà falcidiata di brutto da un mix tra crisi delle finanze pubbliche e ripresa dell’inflazione.

Forse la frase riportata dell’anonimo operatore è una spacconata detta per fare colpo sui ragazzi, tipo «ma chi ci ammazza?». Perdonate la mia ingenuità, ma rabbrividisco. Mi è tornato in mente il famoso libro di Thomas Piketty sul Capitale nel XXI secolo, dove si osserva che l tragedia immensa della seconda guerra mondiale ha avuto il "merito" di distruggere una massa enorme di capitale, fisico (specialmente in Europa e in Giappone) e finanziario (per l’inflazione durante e dopo il conflitto), ponendo le premesse per un nuovo ciclo espansivo con rendimento sul capitale di nuovo appetibile.

Sarà, non sarà, quando, come: chi può dirlo? Il messaggio alla fine del video però è un altro. Nella nuova era in cui si distruggerà valore fasullo riportato dal passato si potrà comunque fare un sacco di soldi curando i propri affari individuali. Ragazzi, unitevi a questa bolla di ricchezza e di successo, vi proteggerà meglio di un rifugio antiatomico.
Don’t worry, be happy. Fatevi gli affari vostri (meglio, i vostri affari).

Forse si tratta di una voce estremista, isolata nella comunità degli alternative investment. Però l’abbiamo sentita. Motivo per cui quando un fondo di private equity si fa avanti per risolvere una situazione complicata (che so, Alitalia, o le popolari venete), è prudente fargli la tara prima di accoglierlo come il salvatore della patria. Può dare un apporto risolutivo (attinge infatti a un formidabile serbatoio di capitali). Tuttavia, è improbabile che decida di metterci dei soldi se non può estrarne valore, e di certo ha in mente una precisa strategia per farlo. Questa potrebbe essere win/win (è bravo a risanare le imprese e a ripescare valore altrimenti distrutto), oppure a somma zero o negativa (il suo guadagno è la perdita di qualcun altro, che so, lo Stato che poi sussidia, o i portatori di obbligazioni che poi sono ridotti o convertiti).

Note
Diceva Voltaire «Se qualche volta vedi saltare dalla finestra un banchiere svizzero, salta dopo di lui. Di sicuro c’è qualcosa da guadagnare». Ecco, la situazione è simile: la banca svizzera è una private equity firm ante litteram. Ma prima di fare come suggerisce Voltaire, assicuratevi che il tipo dietro a cui vi buttate non abbia un paracadute o un jetpack nello zaino, che voi non avete.

Il discorso a questo punto potrebbe dipanarsi in varie direzioni: relazioni internazionali, geopolitica, war economy, e chissà quante altre. In nessuna di queste sono titolato per esprimere un’opinione esperta. Mi limito a dare testimonianza di una cosa: un consiglio del genere non lo accetto, non basta a dare un senso per la propria avventura personale in questo mondo. Credo in un destino buono preparato per tutti gli uomini, che dà senso anche all’esistenza sulla terra. Su questa attesa che è nel cuore di tutti si può costruire una convivenza pacifica. Questa sarà sempre precaria, ma comunque più degna del paradiso artificiale di chi si vuole salvare da solo, maneggiando i soldi e il potere.

Inevitabilmente, parole come queste rischiano di scoraggiarci. Stiamo facendo sacrifici per convivere con una gran massa di debito pubblico e bancario, preservandone il valore. Stando ai signori che la pensano come lo speaker citato, siamo dei gonzi, perché quel valore è comunque destinato a sgonfiarsi with a bang oppure with a whimper, citando Eliot. Non possiamo ignorarlo quando qualcuno ci propina l’austerità selvaggia come panacea. Lo fa soltanto per riportare i suoi soldi al sicuro prima del bang. Appunto, cerchiamo di non essere troppo gonzi, se quel rischio diventerà "materiale" (cosa che adesso non è ancora) anche i creditori lo sopportino in parte, senza pretendere di uscire alla pari.

Tuttavia, il rischio che tutto sia vano non deve portarci a essere cinici, ripagando chi spera di far fortuna con la disgrazia generale con la stessa moneta. Resta l’imperativo (viene naturale se non soffochiamo il desiderio insopprimibile di bene) di fare tutto quello che è in nostro potere per evitare il bang. La casa deve essere tenuta in ordine, anche se rischia di essere distrutta.

Per cui la conclusione resta quella del post precedente: e ora, al lavoro!

Luca Erzegovesi
Luca Erzegovesi
Professore di Finanza aziendale

Mi interesso di finanza delle Pmi, crisi bancarie e nuovi modelli di business bancari.