Banche venete e DL 99/2017: il buono, il brutto e il cattivo

Note
Versione 0.3, sono indicate le parti da verificare sulla base di informazioni più complete. Le elaborazioni si basano sui dati pubblicati nella Memoria della Banca d’Italia alla Commissione finanze della Camera del 4 luglio 2017, nella Relazione tecnica al DDL di conversione del DL 99/2017 e nel Comunicato del Gruppo Intesa Sanpaolo del 26 giugno 2017. Segnalazioni di inesattezze e commenti sono benvenuti. Possono essere inviati a luca.erzegovesi@unitn.it.
Warning
Nelle versioni precedenti si quantificava in maniera non corretta uno sbilancio patrimoniale positivo tra attività e passività cedute al Gruppo Intesa, sulla base delle informazioni (parziali) contenute nel Comunicato del Gruppo Intesa Sanpaolo del 26 giugno 2017. Tali inesattezze sono state corrette sulla base dei prospetti di stato patrimoniale riportati nel Contratto di cessione e nella nella Memoria della Banca d’Italia alla Commissione finanze della Camera. Si è inoltre rimossa l’appendice che riportava le tabelle di raccordo con i dati di bilancio a fine 2016, non più necessarie.

Con il decreto legge n. 99 del 25 giugno 2017 prende finalmente forma il piano per risolvere le crisi della Banca popolare di Vicenza e di Veneto Banca. Ritroviamo nel testo licenziato domenica scorsa dal Consiglio dei ministri le linee fondamentali già intercettate dalla stampa nei giorni precedenti: la messa in liquidazione coatta amministrativa della Banca popolare di Vicenza SpA e di Veneto Banca SpA; la cessione delle parti sane della loro gestione al Gruppo Intesa San Paolo; la cessione in amministrazione del massiccio portafoglio di crediti deteriorati alla SGA, storico operatore che svolse la stessa funzione per il Banco di Napoli.

In questo post "di servizio" voglio accompagnarvi in una visita guidata alle diverse sezioni del decreto legge 99. Ne descrivo i tratti essenziali, e cerco soprattutto di tracciare la mappa dei numeri secondo una schema di flussi di fondi e di stock di bilancio, per mostrarvi come si distribuiscono sui vari attori della complessa operazione di salvataggio e liquidazione ordinata.

Note
Non mi soffermo sugli antefatti, né mi dilungo della descrizione dell’intervento. Troverete molte informazioni, ma le metto sui vari passaggi del mio schema di smontaggio e di analisi dell’operazione. Se volete una trattazione più discorsiva, la trovate nei post precedenti a questo e nei numerosi articoli pubblicati dal Sole 24 ore e dai principali quotidiani. La mia trattazione è attenta agli aspetti contabili e finanziari. I molti interessanti aspetti giuridici sono accennati nella misura in cui servono a spiegare i primi.

In seguito, identificheremo le banche in liquidazione anche come bad bank o come procedura di liquidazione coatta amministrativa (più brevemente LCA). La banca acquirente sarà indicata anche come cessionaria o Intesa Sanpaolo,

Warning
Mi scuso anticipatamente con i lettori torinesi se, per brevità, farò riferimento al gruppo bancario che partecipa come cessionario all’operazione chiamandolo "Intesa", e non con la locuzione corretta e completa "Intesa Sanpaolo".

Visto che la materia è molto tecnica, rubo il pretesto narrativo al grande Sergio Leone. Se volete, c’è anche la colonna sonora molto adatta alla stagione calda.

Il buono: il business sano e il personale tra le braccia di Intesa Sanpaolo

Nel lungometraggio (non lungo quanto il prequel) girato tra Roma, Vicenza, Montebelluna, Francoforte e Bruxelles la parte del buono è toccata al Gruppo Intesa Sanpaolo, che ha partecipato con una proposta (v. Comunicato del 21 giugno) alla procedura di selezione "aperta, concorrenziale e trasparente" risultando aggiudicatario della good bank scorporata dalle società messe in liquidazione.

Che cosa compra Intesa: la struttura patrimoniale della good bank

Come descritto con chiarezza nel comunicato del 26 giugno del gruppo Intesa:

L’acquisto riguarda un perimetro segregato che esclude i crediti deteriorati (sofferenze, inadempienze probabili e esposizioni scadute), le obbligazioni subordinate emesse, nonché partecipazioni e altri rapporti giuridici considerati non funzionali all’acquisizione.

Il perimetro oggetto di acquisto include, oltre alle attività e passività selezionate di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, anche il contributo delle partecipazioni in Banca Apulia S.p.A. e Banca Nuova S.p.A, in SEC Servizi S.c.p.a., in Servizi Bancari S.c.p.a. e, subordinatamente all’ottenimento delle relative autorizzazioni, nelle banche con sede in Moldavia, Croazia e Albania.

Cominciamo da qui, dalla parte più "pulita" della gestione delle banche liquidate. Questa viene scorporata e con la cessione entra nel perimetro di consolidamento contabile e di adeguatezza patrimoniale del Gruppo Intesa. Nella memoria della Banca d’Italia si riporta un prospetto riassuntivo della situazione patrimoniale al 31 marzo 2017 dei due gruppi bancari, nel quale si individuano i valori che entrano nel perimetro della cessione e quelli che, per differenza, rimangono in carico alle bad bank. Lo abbiamo così rielaborato:

SP31mar2017

Dal Comunicato di Intesa, si precisa inoltre che saranno trasferiti:

  • raccolta indiretta per circa 23 miliardi di euro, di cui circa 10,4 miliardi di risparmio gestito,

  • circa 900 sportelli in Italia e circa 60 all’estero, inclusa la rete di filiali in Romania,

  • circa 9.960 persone in Italia e circa 880 all’estero.

Il perimetro oggetto di acquisto comprende anche crediti in bonis ad alto rischio per circa 4 miliardi di euro, con diritto di Intesa Sanpaolo di retrocessione nel caso di rilevazione, nel periodo fino all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2020, dei presupposti per classificarli come sofferenze o inadempienze probabili.

Commentiamo gli aspetti salienti.

Per quanto sopra riportato, tra le attività, Intesa rileva:

  • i crediti sani, intesi come quelli classificati in bonis tuttavia depurati di una componente ad alto rischio;

  • le attività in titoli e tesoreria attiva;

  • le attività fiscali corrispondenti alle imposte differite attive (DTA) per 1,9 miliardi. Si tratta dell’importo a bilancio a marzo 2017, di cui 940 milioni dovrebbero essere di tipo qualificato ovvero convertite o convertibili in crediti tributari ai sensi del DL 29 dicembre 2010, n. 225 [1]; Intesa acquisisce anche il diritto di rilevare le DTA "potenziali" che non hanno superato nei bilanci 2016 delle Venete il probability test di deducibilità futura; nel comunicato non sono precisate, ma dovrebbero essere commisurate a diversi miliardi di perdite riportate a nuovo [da verificare] [2];

  • crediti in bonis ad alto rischio che sono acquisiti al valore contabile netto con riserva di operare delle svalutazioni o delle retrocessioni mediante due diligence (ancora da effettuare); successivamente alla due diligence l’acquirente beneficia del diritto di restituire allo Stato al valore di cessione (quindi senza impatti economici negativi) le partite di questa specie che prima del 31 dicembre 2020 passeranno allo stato di credito deteriorato; pertanto (cosa importante per gli assorbimenti patrimoniali) questa esposizione è coperta da una sorta di credit default swap a costo zero col quale Intesa compra protezione dallo Stato, che gira le posizioni deteriorate così retrocesse alla LCA, diventandone creditore per l’importo al quale le ritira da Intesa (ci torneremo sopra parlando della bad bank);

Non si forniscono dettagli sulle altre voci ricomprese nel perimetro di cessione, che sono le Partecipazioni [non consolidate] (solo 20 su 988 milioni), le Attività materiali e immateriali (385 milioni) e la Cassa e Altre attività (771 milioni).

Per quanto riguarda le passività, abbiamo:

  • i debiti verso banche per 9,3 miliardi, che comprendono principalmente il rifinanziamento presso la BCE (stimabile in 7 miliardi) e la raccolta interbancaria secured;

  • i debiti verso clientela rappresentati principalmente da depositi;

  • le obbligazioni senior sottoscritte da clientela retail o da investitori istituzionali; è importante ricordare che negli 11,8 miliardi indicati troviamo titoli unsecured e bond con garanzia statale ai sensi del DL 237/2016. Nell’ultimo bilancio, i bond garantiti collocati a investitori erano 2,6 miliardi su 10,1 miliardi emessi (la differenza era usata come collateral di provvista all’ingrosso); non avendo la scomposizione, non sappiamo se l’importo garantito rilevato da Intesa è lo stesso di fine 2016 o superiore a seguito di ulteriori collocamenti; è probabile che sia così, se vale la stima che avevo raccolto da operatori di mercato delle senior unsecured in circolazione (7 miliardi);

  • le passività finanziarie per 2,6 miliardi che sono relative ai portafogli di negoziazione o a strumenti derivati;

  • TFR e Fondi per rischi e oneri per 330 milioni, che dovrebbero essere prevalentemente composti dal Fondo TFR;

  • Altre passività e Passività fiscali per 1,5 miliardi.

Come ricordato, dal passivo delle bad bank sono espressamente escluse dalla cessione a Intesa (art. 3(1)a del DL 99) gli strumenti facenti parte del capitale azionario CET1, gli strumenti di capitale addizionale AT1, i titoli subordinati eleggibili T2 e il resto dei debiti subordinati. Questi strumenti rimangono nel passivo della LCA, a copertura delle perdite che emergeranno sulla stessa, in particolare dalla gestione del portafoglio NPL. L’esclusione per legge di queste poste è inoltre una condizione imposta per la compliance alle regole sugli aiuti di Stato della Banking Communication del 2013 che appunto impone il burden sharing a carico degli strumenti di capitale (fino al debito subordinato) in caso di misure pubbliche di supporto a banche in crisi, che riguardano anche il caso in esame di liquidazione (vedi oltre).

C’è infine la raccolta indiretta composta da 12,6 miliardi di risparmio amministrato e 10,4 miliardi di risparmio gestito. Si tratta di una voce strategica per il gruppo Intesa che basa la sua formula di business su questi prodotti di investimento realizzati internamente dalle fabbriche prodotto e distribuiti attraverso la rete alla quale ora si aggiungono gli sportelli rilevati dai gruppi veneti.

È infine significativo che siano entrati nel perimetro della cessione le partecipazioni nelle banche del Sud (Apulia e la siciliana Banca Nuova) e gli istituti dell’Est Europa, oltre ai provider di servizi informatici e operativi.

Sbilancio di cessione, assorbimento di capitale regolamentare e contributo dello Stato

Sommando i valori relativi alle attività e alle passività, si osserva che Intesa acquisisce un mix attivo/passivo sbilanciato con attività per 45,919 miliardi e passività per 51,27 miliardi, che implica un netto patrimoniale a valore contabile di -5,351 miliardi. Essendo le passività assunte superiori alle attività acquisite, Intesa acquisisce come corrispettivo (oltre al prezzo simbolico di 1 euro) un credito verso la LCA di importo pari alla loro differenza, a titolo di finanziamento dello sbilancio di cessione, sul quale torneremo.

Warning
Nelle precedenti versioni di questo post, non disponendo della situazione patrimoniale completa della good bank, si rilevava erronemanete uno sbilancio patrimoniale positivo.

Detto sbilancio può essere elevato a 6,351 miliardi a seguito di svalutazioni o retrocessioni di poste decise nella due diligence, con adeguamento in contropartita del finanziamento dello sbilancio.

Note
La LCA assume quindi un debito verso il gruppo Intesa come corrispettivo a saldo dell’eccesso di debiti rispetto alle attività che è accollato al cessionario.

Nella trattativa che ha preceduto l’accordo, Intesa ha posto al Governo il vincolo di non consumare capitale di Vigilanza nell’acquisizione del pacchetto good bank, che comporta un incremento di attività ponderate per il rischio (RWA). Dato il target CET1 ratio del 12,5% che il gruppo acquirente intende conservare, per soddisfare con adeguato margine di sicurezza i requisiti di primo e secondo pilastro (qui trovate la loro complessa stratificazione), si stima un fabbisogno di capitale addizionale di 3,5 miliardi di euro.

Note
Il DL 99 Art.4(1b) precisa che tale importo è quello massimo che può essere assegnato. L’importo effettivo sarà determinato in funzione dell’incremento degli RWA conseguente alla cessione determinato con la due diligence ex Art. 4(4)

Non possiamo ricostruire con precisione l’effettivo incremento di RWA perché mancano i dettagli rilevanti.

Ad ogni modo, questo fabbisogno è coperto con un contributo dello Stato rilevato dalla banca acquirente in conto economico. Su questo provento straordinario il DL 99 riconosce l’esenzione da IRES e IRAP (la tassazione sarebbe stata una partita di giro con lo Stato). Vedremo dopo come lo Stato finanzia questa erogazione attraverso la bad bank.

Il MEF dà inoltre un grosso aiuto a contenere l’incremento di RWA attraverso la concessione di una garanzia personale statale eleggibile ai fini di vigilanza che copre (con le modalità illustrate qui subito dopo) i finanziamenti concessi da Intesa a fronte dello sbilancio di cessione e dell'anticipazione delle spese della procedura, nonché il rischio di credito sul portafoglio in bonis "ad alto rischio". Su tutte queste voci assistite da garanzia dello Stato, Intesa beneficia della ponderazione zero ai fini del calcolo degli RWA.

Il pacchetto di garanzie statali sul finanziamento delle perdite emergenti e dei default potenziali

Come anticipato, lo Stato offre a Intesa un pacchetto di credit risk mitigation regolato all’art 4 del decreto e così strutturato:

  1. come detto prima, la good bank acquisisce in contropartita della LCA un finanziamento dello sbilancio dei cessione per un importo di 5,351 miliardi che può essere incrementato a 6,351 miliardi a seguito della due diligence indipendente (art. 4(4) del DL 99) che può retrocedere o svalutare alcune delle posizioni interessate dalla cessione; Lo Stato presta una garanzia a Intesa su questo finanziamento;

  2. inoltre, c’è una voce più problematica delle altre: il portafoglio di crediti in bonis ad alto rischio; questa componente è trasferita al valore di carico delle bad bank, e su di essa, come ricordato, lo Stato offre protezione con una specie di credit default swap gratuito sul rischio di deterioramento di queste posizioni, con scadenza 31 dicembre 2020 e per un importo massimo di 4 miliardi di euro.

Note
Nelle nostre simulazioni quantitative ipotizziamo che la due diligence produca una diminuzione del valore contabile delle attività cedute e un pari incremento del finanziamento dello sbilancio di cessione. A ciò dovrebbe essere associata una riduzione degli assorbimenti patrimoniali per il calo degli RWA, essendo il finanziamento garantito a ponderazione zero.

Come si vedrà più avanti, lo Stato copre anche i rischi da contenzioso legale. Questo beneficio complessivo ammonta a 1,991 miliardi e si divide in due parti:

  • 1,5 miliardi sono destinati a sollevare Intesa dagli oneri sopportati su cause intentate a in relazione a rapporti giuridici nei quali subentra alle banche in liquidazione (sono espressamente esclude dal decreto le controversie relative al collocamento di azioni e obbligazioni subordinate);

  • una somma inferiore è stanziata per adeguare i fondi rischi delle bad bank, ed è pari alla differenza tra il valore delle passività potenziali pregresse per contenzioso secondo gli atti di causa e il relativo accantonamento a fondo rischi. Questa maggiorazione è limitata a un massimo di 0,491 miliardi di euro.

Anticipiamo anche il fair value complessivo di questo pacchetto di garanzie, che misura la perdita attesa dallo Stato secondo probabilità "pessimistiche" riferite a una distribuzione neutrale al rischio (non approfondiamo i concetti di pricing): il comunicato del Governo quantifica questo fair value in 0,4 miliardi. Per una scomposizione del fair value delle garanzie si rinvia a una tabella successiva (v. Flussi attesi e fair value delle attività e delle passività della bad bank nello scenario base (valori in miliardi di euro)).

Le misure di ristrutturazione aziendale e il contributo statale a copertura delle spese relative

Intesa inoltre deve affrontare oneri di integrazione e razionalizzazione connessi all' acquisizione, che riguardano tra gli altri la chiusura di circa 600 filiali e l’applicazione del Fondo di Solidarietà in relazione all’uscita, su base volontaria, di circa 3.900 persone del Gruppo risultante dall’acquisizione (non solo all’interno dei gruppi veneti, ma anche in società già presenti), nonché altre misure a salvaguardia dei posti di lavoro quali il ricorso alla mobilità territoriale e iniziative di formazione per la riqualificazione delle persone; lo Stato qui riconosce un contributo contabilizzato a conto economico e pari a 1,285 miliardi di euro, anche questo non sottoposto a tassazione; essendo accantonato in un apposito fondo, tenuto conto degli effetti fiscali correlati all’utilizzo, risulterà quindi neutrale per l’utile netto dell’esercizio, a differenza del contributo per adeguamento del capitale.

Note
A completamento degli impegni finanziari del gruppo Intesa, anticipiamo che è previsto che il cessionario conceda un finanziamento per le spese della procedura di LCA che viene poi rimborsato dal MEF. Pertanto, anche questo credito è pienamente coperto da garanzia statale.

Considerando tutti i contributi apportati e la loro rilevazione in bilancio, possiamo ipotizzare la seguente situazione patrimoniale nella quale includiamo anche il finanziamento da Intesa alla bad bank a copertura dello sbilancio di cessione.

Stato patrimoniale parziale della good bank dopo i contributi statali e i finanziamenti alla bad bank (valori in miliardi di euro)

Ipotesi base (pre-due diligence)

goodbankSPbase

Ipotesi post-due diligence con riduzione massima (1 miliardo di euro) del valore delle attività cedute

goodbankSPnew

Il valore di mercato pagato da Intesa

Come ricordato, il corrispettivo della cessione della good bank è fissato nella cifra simbolica di 1 euro. Intesa riceve un contributo al capitale entro un massimo di 3,5 miliardi, oltre alla garanzia statale gratuita sui crediti ad alto rischio e sui finanziamenti dello sbilancio di cessione (della durata di cinque anni e al tasso dell'1% secondo queste anticipazioni) e delle spese di procedura. Inoltre, Intesa dovrebbe recuperare il valore delle DTA potenziali nel momento in cui acquisisce le perdite pregresse trasferite dalla LCA (non comprese nelle DTA a bilancio).

Per ottenere una stima dell’impatto dell’operazione banche venete sul market value of equity di Intesa, si dovrebbe stimarne l’impatto sul CET1 del gruppo bancario tenendo conto degli effetti secondari sopra ricordati. Dovemmo poi moltiplicare il CET1 così modificato per un congruo multiplo Price/Tangible Book value. Se l’operazione fosse effettivamente neutrale sul CET1, la valutazione sarebbe impattata per la sola variazione del multiplo.

Non disponiamo dei dati per fare un riscontro di questo tipo. In mancanza di una valutazione circostanziata, vi offro questa interpretazione aneddotica.

Il brutto: gli oneri per lo Stato

Più di 17 miliardi di euro di impegno finanziario pubblico per salvare due banche regionali che pesano l'1% sull’attivo del sistema. Questo messaggio circola dal 25 giugno sui principali media italiani e stranieri. La spesa di 17 miliardi di soldi pubblici dà una sensazione brutta, per questo la associamo al secondo personaggio della storia. Ma è davvero così sgradevole il conto da pagare?

Con l’analisi del deal tra le bad bank e il gruppo Intesa abbiamo raccolto pressoché tutti gli elementi per apprezzare il sostegno finanziario e creditizio fornito dallo Stato. Ne forniamo qui un riepilogo e ci soffermiamo sulle ragioni che giustificano questi sussidi, e sulla valutazione espressa in proposito dalla Commissione Europea.

Le misure pubbliche di sostegno

Mettendo insieme le misure a favore del cessionario della good bank e quelle rivolte a tutelare la solvibilità delle bad bank (che riprenderemo in seguito) otteniamo il seguente dettaglio degli aiuti concessi dal MEF a favore dell’operazione nel suo complesso:

  • Contributi a conto economico

    • per adeguamento patrimoniale 3,5 miliardi

    • per copertura spese ristrutturazione 1,285 miliardi

    • Totale 4,785 miliardi

  • Garanzia statale su retrocessione crediti in bonis ad alto rischio

    • Totale garanzie a Intesa 4 miliardi

  • Garanzia statale su finanziamenti e passività contingenti a LCA

    • per copertura sbilancio di cessione (massimale) 6,351 miliardi

    • anticipo finanziamento spese procedura [non valorizzato]

    • garanzia spese contenzioso legale (massimale) 1,991 miliardi

    • Totale garanzie a LCA 8,342 miliardi

Complessivamente otteniamo un impegno così ripartito:

  • spesa per contributi a Intesa 4,785 miliardi

  • importo garantito massimo a favore di Intesa e LCA 12,342 miliardi

  • Totale (grezzo) impegno statale 17,127 miliardi

Questo numero superiore a 17 miliardi di euro ha suscitato molto clamore mediatico. Tuttavia è la somma di due voci tra loro non addizionabili:

  • i contributi sono effettivamente spese effettive, sebbene formalmente recuperabili sui flussi futuri della bad bank, vedi oltre; nell’immediato fanno aumentare il deficit di bilancio pubblico e incrementano l’indebitamento netto dello Stato nella misura di 4,785 miliardi;

  • le garanzie sono una passività contingente; i massimali indicati rappresentano la spesa massima potenziale a carico dello Stato nello scenario catastrofico in cui tutte le esposizioni coperte si ammalorano per l’importo massimo;

    • per le garanzie, l’impatto sul deficit e sull’indebitamento è misurato dal fair value delle stesse, che è quantificato (come ricordato) in 0,4 miliardi;

  • si ottiene un impatto totale su deficit e indebitamento pari a 5,175 miliardi;

Tale impegno di spesa è coperto con parte dello stanziamento di 20 miliardi a valere sul DL 237 del dicembre 2016 "Salva-risparmio". Il Decreto 99 prevede una ridestinazione della somma in questione dalla ricapitalizzazione precauzionale alle misure qui descritte.

Note
In parallelo, lo Stato utilizzerà la stessa fonte di copertura con la destinazione originariamente prevista per il Monte dei Paschi di Siena, il cui piano di ristrutturazione è stato approvato dalla Commissione europea il 4 luglio.

Come si evidenzia in seguito dalla struttura di bilancio delle banche in liquidazione, lo Stato a fronte delle iniezioni di liquidità a titolo di contributo o a fronte dell’escussione delle garanzie concesse, non sopporta una spesa a fondo perduto, bensì acquisisce un credito privilegiato nei confronti della LCA che ha la ragionevole probabilità di essere rimborsato con i proventi del recupero delle attività "problematiche" non trasferite a Intesa.

Le ragioni di pubblico interesse secondo il Governo

Le motivazioni del sostegno publico sono così formulate in un "Considerato" del DL 99/2017 (corsivo nostro):

Considerato che, in assenza di misure pubbliche di sostegno, la sottoposizione di Banca Popolare di Vicenza S.p.A. e Veneto Banca S.p.A. a liquidazione coatta amministrativa comporterebbe la distruzione di valore delle aziende bancarie coinvolte, con conseguenti gravi perdite per i creditori non professionali chirografari, che non sono protetti né preferiti, e imporrebbe una improvvisa cessazione dei rapporti di affidamento creditizio per imprese e famiglie, con conseguenti forti ripercussioni negative sul tessuto produttivo e di carattere sociale, nonché occupazionali, e che, pertanto, vi é la straordinaria necessità e urgenza di adottare disposizioni volte a consentire l’ordinato svolgimento delle operazioni di fuoriuscita dal mercato delle banche ed evitare un grave turbamento dell’economia nell’area di operatività delle banche in questione.

Come si legge, il Governo ha messo in risalto gli impatti:

  • sugli investitori non professionali in strumenti di debito delle banche non protetti da assicurazione dei depositi (principalmente gli obbligazionisti senior e i depositanti per l’eccedenza dei saldi rispetto a 100 mila euro);

  • sui clienti affidati dalle banche costretti a rifinanziare i debiti in essere per la revoca o la decadenza del beneficio del termine;

  • sul tessuto produttivo, sulle dinamiche sociali e sull’occupazione considerando anche il licenziamento del personale bancario;

  • sull’economia di un’area economica importante, data la significativa quota di mercato delle banche dei due gruppi nelle rispettive regioni.

Gli effetti destabilizzanti evitati secondo la Banca d’Italia

Nella Memoria della Banca d’Italia, si aggiungono dei particolari cruciali sulle liability della clientela affidata, dello Stato e del FITD che si sarebbero attivate in caso di liquidazione disordinata e atomistica delle due banche:

Il governo italiano ha deciso di affiancare un aiuto di Stato alla procedura di liquidazione coatta. Tale scelta è risultata indispensabile per individuare un acquirente e preservare per questa via la continuità operativa delle due aziende, che sarebbe venuta meno in caso di liquidazione “atomistica”. Caduta l’ipotesi della ricapitalizzazione precauzionale, quest’ultima sarebbe stata l’unica alternativa alla scelta effettuata; avrebbe comportato costi molto elevati per tutti gli attori coinvolti.

Circa centomila piccole e medie imprese e circa duecentomila famiglie sarebbero state costrette a restituire per intero i crediti (circa 26 miliardi); ne sarebbero con tutta probabilità derivate diffuse insolvenze. La conseguente distruzione di valore si sarebbe scaricata sui detentori di passività.

I depositanti non protetti dalla garanzia, insieme con gli obbligazionisti senior, avrebbero dovuto attendere i tempi della liquidazione (vari anni) per ottenere il rimborso (circa 20 miliardi). Il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) avrebbe dovuto far fronte a un esborso immediato per circa 10 miliardi, e a rivalersi sulla liquidazione negli anni successivi. Data l’incapienza delle risorse prontamente disponibili presso il FITD, il sistema bancario avrebbe dovuto farsi carico di gran parte delle somme necessarie al rimborso dei depositanti in tempi estremamente ristretti. Lo Stato sarebbe stato chiamato all’immediata escussione della garanzia sulle passività emesse dalle due banche per un importo di circa 8,6 miliardi.

Il via libera della Commissione Europea

Dal canto suo la DgComp ha svolto un’analisi più articolata del rispetto delle condizioni di conformità degli aiuti previste dalla Banking Communication del 2013, oltre a circostanziare gli impatti sulla concorrenza nel mercato dei servizi bancari e sulla sua efficienza operativa. Ecco la formulazione che si trova riassunta nel comunicato della Commissione:

Both guarantees and cash injections are backed up by the Italian State’s senior claims on the assets in the liquidation mass. Correspondingly, the net costs to the Italian State will be much lower than the nominal amounts of the measures provided.
The Commission found these measures to be in line with EU State aid rules, in particular the 2013 Banking Communication. Existing shareholders and subordinated debt holders have fully contributed to the costs, reducing the cost of the intervention for the Italian State. Both aid recipients, BPVI and Banca Veneto, will be wound up in an orderly fashion and exit the market, while the transferred activities will be restructured and significantly downsized by Intesa, which in combination will limit distortions of competition arising from the aid. The subsequent deep integration by Intesa will return the sold parts to viability. The Commission also confirmed that the measures do not constitute aid to Intesa, because it was selected after an open, fair and transparent sales process, fully managed by Italian authorities, ensuring that the activities were sold at the best offer available.

Come si desume dal testo, la DgComp ha valutato significativamente:

  • la limitazione dell’impegno di spesa a carico dello Stato, grazie a

    • copertura delle spese certe ed eventuali di crediti potenzialmente esigibili a valere sugli attivi in liquidazione

    • burden sharing a carico dei detentori di azioni e altri strumenti di capitale;

  • l’effetto non distorsivo, anzi virtuoso, sulla struttura del mercato, in virtù di

    • ridimensionamento delle reti distributive e dell’organico che favorisce la riduzione dell’eccesso di capacità produttiva del settore nelle forme tradizionali;

    • recupero di efficienza grazie agli interventi di razionalizzazione attuati dall’acquirente;

    • assenza di aiuti a favore delle banche liquidate, che escono dal mercato;

    • assenza di aiuti a favore di Intesa, che ha concluso l’acquisizione con una procedura aperta, concorrenziale e trasparente.

L’ultima motivazione può suscitare delle perplessità: come è possibile che Intesa abbia ottenuto contributi così generosi (pare), e che lo Stato glieli abbia concessi, con tutti i paletti che limitano gli aiuti di Stato alle banche?

Sul punto la DgComp ha dato l’OK perché la settimana prima dell’approvazione del Decreto il Governo ha indetto una procedura di selezione "open, fair and trasparent" alla quale ha invitato diverse banche che realisticamente avevano le spalle abbastanza larghe per caricarsi lo spin off delle banche venete.

Come riferisce la memoria della Banca d’Italia, la procedura ha coinvolto sei potenziali acquirenti (cinque primari gruppi bancari italiani ed esteri e un grande gruppo assicurativo italiano). A conclusione del processo sono pervenute due offerte di acquisto vincolanti. Quella di Intesa è risultata nettamente la migliore in quanto idonea ad assicurare la continuità aziendale e a minimizzare le componenti da lasciare in capo alle banche in liquidazione.

Pertanto, il Tesoro ha proceduto sull’unica via praticabile. È seguita una trattativa (immagino) molto serrata al termine della quale le parti hanno convenuto i termini che poi sono stati inclusi del DL 99.

In effetti, come ha ricordato il Ministro Padoan nella conferenza stampa, non ci sono molti argomenti per constestare la soluzione adottata essendo mancate delle alternative che consentissero di realizzare i fini irrinunciabili che il Governo si era dato.

Gli oneri per la collettività

E' il punto critico, ma tutt’altro che facile da ricondurre a dei numeri semplici da confrontare e dal capire. Come si è visto, lo Stato eroga dei contributi che versa subito a Intesa, e si impegna a effettuare dei pagamenti futuri a fronte della retrocessione dei crediti ad alto rischio deteriorati nonché a coprire il mancato rimborso dei finanziamenti erogati dalla stessa banca alla LCA.

Per dare un primo orientamento, ho condotto una simulazione per scenari che trovate più avanti (v. Una simulazione dei flussi di cassa della bad bank per scenari).

Il cattivo: la bad bank, cattiva, ma può essere un tesoro

E veniamo adesso al personaggio più furtivo, astuto, imprevedibile. Il cattivo o meglio la cattiva, la bad bank, insieme delle due banche in liquidazione, detta anche procedura di LCA, nella quale rimangono immagazzinati tutti gli asset e le voci del passivo che non migrano verso Intesa. Non soltanto quelli. Come vedremo subito, i flussi iniziali per corresponsione di contributi o quelli successivi per attivazione delle garanzie pubbliche spostano valori che modificano la struttura di bilancio della bad bank. Vedremo poi come il principale asset "cattivo" venga ceduto, o meglio, dato in gestione a una società servicer specializzata che si occupa di gestirne l’amministrazione e i recuperi.

La gestione dei crediti deteriorati

Nell’attivo della bad bank resta tutto quello che non è ceduto a Intesa. Quindi, principalmente, i crediti deteriorati delle varie categorie (scaduti deteriorati, inadempienze probabili, sofferenze) censiti alla data di cessione del portafoglio. Questi NPL "già emersi" restano valorizzati al loro valore contabile al netto delle rettifiche, senza necessità di adeguarli a una più severa valutazione dell’incidenza delle perdite, che invece sarebbe imposta in caso di cessione degli NPL a un investitore specializzato.

Le complicazioni sorgono con la voce "sospetta" dei crediti censiti in bonis, ma ad alto rischio di deterioramento. Intesa è disposta ad acquisire questa componente, ma non con l’impegno irreversibile a tenerseli. La banca acquirente ha ottenuto due tutele:

  • la due diligence, che può portare a svalutazioni o retrocessioni di queste posizioni o di altre attività possedute dalle società controllate;

  • un’ulteriore finestra per la retrocessione di crediti ad alto rischio alla LCA, fino al termine del 31 dicembre 2020, agli stessi valori di trasferimento ai quali sono usciti, al momento dell’eventuale degrado a credito deteriorato; al verificarsi di quell’evento, Intesa riceve un pagamento dal MEF pari al prezzo di trasferimento iniziale; nell’attivo della bad bank torna il credito al valore di carico originario, che è pareggiato da un incremento del credito del MEF verso la bad bank.

La SGA, Società per la gestione delle attività

La bad bank non cura direttamente la gestione del portafoglio NPL, ma la delega alla SGA, Società per la Gestione delle Attività controllata dal MEF, che ha rilevato il pacchetto totalitario dal gruppo Intesa Sanpaolo in applicazione dell’art. 7 del DL 3 maggio 2016, n. 59. La SGA ha cominciato a operare dal 1999 per gestire i crediti deteriorati del disciolto Banco di Napoli (la cui parte sana era stata ceduta al Sanpaolo di Torino, allora banca non ancora fusa con Intesa). La SGA è iscritta dal 5 aprile 2016 all’Albo unico degli intermediari finanziari [non bancari] ex art. 106 TUB come Intermediario di credito (non confidi), che presta Attività finanziaria e/o di servicing. Nello specifico è specializzata nel servicing (amministrazione, recupero e incasso) di crediti deteriorati.

Oltre ai crediti non performing, la SGA può ricevere in gestione anche beni (ad esempio immobili rilevati in asta [verificare]) e rapporti giuridici accessori. Li gestisce con l’obiettivo di massimizzarne il valore.

Struttura di bilancio e rapporti con la bad bank

Come può la SGA operare sul portafoglio NPL presente nell’attivo della bad bank? Dal punto di vista contrattuale, la bad bank cede il portafoglio NPL alla SGA, questa lo imputa a uno o più patrimoni destinati (con attività segregate e non aggredibili dai suoi creditori generici) e in contropartita assume un debito infruttifero [verificare] verso la bad bank. Secondo l’art. 5(2) del DL 99, il debito è iscritto al valore di iscrizione contabile dei beni e dei rapporti giuridici ceduti nel bilancio della SGA, periodicamente adeguato al maggiore o minore valore di realizzo [verificare se c’è impairment a fine esercizio, penso di no].

Si tratta di un debito particolare, che con il gergo della cartolarizzazione denomineremmo di tipo pass through, in altre parole la SGA provvede a effettuare i recuperi e a rimborsare con questi il debito. Quando si rilevano delle perdite definitive sugli attivi deteriorati nel momento in cui sono cancellati prima di averne recuperato l’intero importo, si procede a svalutare nella stessa identica misura il debito verso la bad bank.

La SGA trattiene un compenso per il servizio svolto che va a coprire i suoi costi di struttura e i costi variabili che sostiene per l’attività di recupero (tipicamente spese legali o compensi ad altri servicer utilizzati in outsourcing). Non dettagliamo qui la struttura dei ricavi e dei costi della SGA. Ci limitiamo a dire che sono entrambi coperti da una parte dei flussi generati dai recuperi su NPL.

In attesa di perfezionare la cessione alla SGA, il contratto di cessione prevede che l’attività di servicing sia delegata a società del Gruppo Intesa, contro pagamento di corrispettivi. È probabile che il coinvolgimento operativo del gruppo Intesa prosegua anche dopo l’affidamento dell’incarico alla SGA, come del resto si fece nel precedente intervento della stessa SGA sulle attività deteriorate del gruppo Banco di Napoli, come ricordo in questo post.

La SGA in forza dell’art. 5(3) può gestire gli attivi ceduti dalla bad bank in deroga alle norme sui requisiti di capitale degli intermediari iscritti all’albo 106. Questo si giustifica per il fatto che la struttura di finanziamento pass through trasferisce tutta la variabilità dei flussi di cassa e dei valori degli asset in gestione sulla bad bank, per cui non c’è bisogno di una copertura patrimoniale a fini prudenziali.

Proiezione del portafoglio ceduto alla SGA nel bilancio della bad bank

La bad bank in seguito alla cessione detiene un’attività per credito verso il patrimonio destinato in seno alla SGA. In realtà questo credito è la proiezione dei valori di bilancio del servicer che a loro volta sono i valori di carico originari degli NPL (al netto di rettifiche) periodicamente adeguati al maggiore o minore valore di realizzo.

Sul portafoglio non si dovrebbero rilevare riprese di valore per effetto della maturazione degli interessi, a differenza di quanto prescritto alle banche dai principi contabili IAS 39 e IFRS 9 [Verificare].

Due caratteristiche di questo schema di gestione degli NPL adottato nel caso della LCA lo differenziano nettamente dai veicoli di cartolarizzazione e dai fondi chiusi specializzati che intervengono in caso di risoluzione o di ricapitalizzazione precauzionale:

  • i crediti e gli altri attivi sono iscritti al valore di carico netto di rettifiche ereditato dal bilancio delle banche messe in liquidazione; non si devono operare svalutazioni ai prezzi di mercato del debito distressed, di solito molto inferiori ai valori di libro;

  • il portafoglio è finanziato con un credito pass through unico, non suddiviso in tranche equity, mezzanine e senior. Pertanto tutti i flussi di cassa del portafoglio affluiscono alla bad bank, e non sono suddivisi in base a una cascata di pagamenti (payment waterfall) distinta in linea interessi, in linea rimborso del capitale, con separato trattamento dei flussi eccedenti soglie di extra-performance nell’attività di recupero. È la bad bank ad avere una struttura finanziaria suddivisa in tranche con prelazione/seniority differenziata, che viene schematizzata più avanti.

Altre voci di bilancio della bad bank

Oltre al finanziamento da Intesa dello sbilancio di cessione sul quale ci siamo già soffermati, la bad bank detiene altre poste di bilancio che commentiamo brevemente.

Attività e passività di tesoreria

La bad bank può detenere attività liquide o prontamente liquidabili all’inizio alimentate dai finanziamenti per coprire le spese della procedura. L’entità di queste poste dovrebbe essere contenuta.

Le attività e passività a fronte del contenzioso legale

Altre voci tipiche sono:

  • i fondi rischi per spese e risarcimenti relativi a procedimenti legali; come ricordato in precedenza, queste passività contingenti non sono trasferite su Intesa, ma rimangono in capo alla LCA, ivi comprese le obbligazioni nei confronti dei soci che hanno aderito agli accordi transattivi proposti ai propri azionisti nel 2017, pari a circa il 15% della somma sottoscritta in sede di aumenti di capitale; lo Stato copre con un apposita garanzia questi rischi; il suo ammontare è limitato a un massimo di 0,491 miliardi di euro, che è una stima della differenza tra il valore delle passività potenziali pregresse per contenzioso secondo gli atti di causa e il relativo accantonamento a fondo rischi;

  • inoltre, come già anticipato, lo Stato fornisce una garanzia fino a 1,5 miliardi a copertura delle spese per contenzioso legale che potrebbero gravare su Intesa in relazione ai rapporti giuridici nei quali subentra;

  • dall’altro lato possiamo includere i claim attivi sulle azioni di responsabilità verso gli ex esponenti aziendali, che potrebbero chiudersi con accordi forieri di risarcimenti da parte dei convenuti o, più probabilmente, delle compagnie di assicurazione.

In assenza di una garanzia statale, i claim passivi per contenzioso legale insisterebbero come crediti chirografari sul flusso dei recuperi da NPL. In questo modo possono trovare una copertura dedicata che protegge la LCA dal rischio di risultare inadempiente su queste obbligazioni.

Il finanziamento dei contributi a Intesa

I contributi in conto rafforzamento patrimoniale e spese di ristrutturazione sono erogati attraverso la bad bank a fronte della concessione di un finanziamento di pari importo da parte del MEF. Quando la bad bank eroga a Intesa queste somme, sostiene di fatto un costo che registriamo in una voce negativa del patrimonio.

Il finanziamento delle spese della procedura

Intesa è tenuta ad anticipare alla LCA una disponibilità alla copertura delle spese della procedura. Questo anticipo è poi rimborsato dal MEF che subentra nel credito verso la LCA stessa. Questo credito è prededucibile con priorità superiore a tutte le altre voci del passivo della bad bank.

La struttura finanziaria e l’ordine di prelazione

La bad bank ha due funzioni primarie:

  1. liquidare gli attivi problematici ereditati dalle banche a cui è subentrata; ciò avviene principalmente con l’attività di recupero delegata alla SGA;

  2. distribuire i flussi di cassa tra i detentori di crediti e di strumenti di capitale.

Tenendo conto di tutte le voci che possono essere valorizzate nei vari stadi della procedura, la bad bank presenta la seguente struttura di claim passivi ordinata per priorità decrescente [verificare completezza e correttezza]:

  1. finanziamento delle spese prededucibili da parte di Intesa o del MEF e altri debiti per spese prededucibili ai sensi del diritto fallimentare;

  2. finanziamenti concessi da Intesa a fronte dello sbilancio di cessione (nei limiti dell’importo garantito dallo Stato) o crediti di regresso dello Stato sorti a seguito dell’escussione della garanzia statale dei suddetti finanziamenti; crediti di regresso dello Stato a fronte di retrocessione per deterioramento di crediti in bonis ad alto rischio;

  3. anticipazioni di cassa dallo Stato a copertura dei contributi a Intesa per rafforzamento patrimoniale e per spese di ristrutturazione; credito di regresso dello Stato a fronte dell’escussione da parte della LCA della garanzia sulle spese di contenzioso legale; finanziamenti concessi da Intesa a fronte dello sbilancio di cessione oltre ai limiti dell’importo garantito dallo Stato;

  4. crediti chirografari;

  5. obbligazioni subordinate;

  6. azioni.

Le voci sopra elencate sono compendiate nella tabella seguente, con valori che riflettono, nel caso delle attività, i flussi complessivi attesi nel futuro mentre, nel caso delle passività, corrispondono all’importo del finanziamento ricevuto oppure, per le poste riprese dal bilancio al 31 marzo 2017, allo stesso valore di bilancio.

Lo stato patrimoniale della bad bank nello scenario base del Governo (valori in miliardi di euro)

badbankSPnew

Fonte: Nostra elaborazione su dati reperiti nelle fonti citate.

Nella tabella seguente si riportano informazioni anche per le "passività contingenti" che non si traducono in debiti alla costituzione della bad bank. Nello specifico, si riporta nella colonna "garantito" l’importo massimo del pagamento o del credito che lo Stato si impegna ad assumere e nella colonna "fair value input" il valore atteso di tale pagamento secondo le ipotesi formulate nella già citata Relazione tecnica.

Gli azionisti

Come si può notare, le obbligazioni subordinate e le azioni rimangono nella struttura finanziaria. A differenza dei casi di risoluzione o di altre procedure di crisi disciplinate dalla BRRD, non è prevista la riduzione degli strumenti di capitale né la riduzione o conversione degli strumenti di debito. Questi strumenti rimangono in vita a meno che la banca in liquidazione non rilevi perdite da portare ad abbattimento del capitale. Altro discorso è il fair value realistico di tali strumenti di capitale, che dipende dai flussi attesi sugli attivi della bad bank nel suo orizzonte di medio-lungo periodo. Se il presunto valore di recupero degli attivi cumulato a lungo termine è superiore ai debiti privilegiati e chirografari, allora c’è una probabilità non esigua che gli strumenti di capitale ricevano distribuzioni di denaro, e quindi abbiano un fair value non azzerato.

Gli obbligazionisti subordinati e il "ristoro"

L’art. 6 del DL 99 prevede delle forme di ristoro mediante indennizzo forfettario a favore di persone fisiche o imprenditori individuali che al momento dell’avvio della LCA detenevano strumenti di debito subordinato delle banche in liquidazione acquisiti con rapporto negoziale diretto con le medesime banche. Questi soggetti possono accedere al Fondo di solidarietà costituito presso il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi ai sensi dell’art. 1(855) della legge 28 dicembre 2015, n. 208. Si tratta della forma di ristoro concepita per i portatori di titoli subordinati delle "quattro banche" poste in risoluzione nel novembre 2015. Il Fondo concede un indennizzo forfettario nella misura dell'80% del valore nominale dei titoli posseduti. Sono però fissati diversi paletti piuttosto stringenti per l’accesso a tale beneficio:

  • i titoli devono essere stati acquistati entro la data del 12 giugno 2014 (dal dante causa nel caso di successione);

  • il richiedente deve avere un reddito annuo per il 2014 inferiore a 35 mila euro, oppure un patrimonio mobiliare nello stesso anno inferiore a 100 mila euro.

Intesa Sanpaolo si è impegnata a corrispondere ai beneficiari di questi indennizzi forfettari un’integrazione per un ulteriore 20%, che consente quindi un ristoro integrale. Ha stanziato allo scopo un fondo di 60 milioni di euro (v. Comunicato del 26 giugno 2017)

Una simulazione dei flussi di cassa della bad bank per scenari

A scopo meramente esemplificativo, riportiamo una simulazione dei flussi recuperabili dalla bad bank e della loro distribuzione sulle diverse classi di passività presenti nella struttura finanziaria. Per mantenere la massima semplicità, non si sono simulati i costi periodici che gravano sulla liquidazione, a parte uno stanziamento iniziale per le spese della procedura.

La tabella seguente riporta gli scenari ipotizzati. I primi due mantengono le ipotesi sui tassi di recupero del Governo (il secondo si differenzia perché riduce le attività cedute a Intesa degli importi massimi retrocedibili a seguito della due diligence). I tre scenari successivi, raggruppati sotto la dicitura "stress test", assumono tassi di recupero progressivamente ridotti rispetto allo scenario base, e inoltre assumono l’attivazione della retrocessione di partite in bonis ad alto rischio per importi pure crescenti al peggiorare dello scenario, così come l’attivazione per valori crescenti delle garanzie per la copertura delle spese legali, nonché proventi da claim legali attivi via via decrecenti.

Gli scenari di simulazione

scenarinew

Fonte: Gli scenari "base" e "due diligence worst" sono basati sulle ipotesi fatte nella Relazione tecnica al DDL di conversione. Le ipotesi di "stress test" sono nostre congetture fatte a scopo meramente esemplificativo.

Nell’ultima tabella si riassumono i flussi di cassa cumulativi attesi sulla vita della bad bank. Le entrate sono raggruppate per componenti dell’attivo. Le uscite sono raggruppate per classi di prelazione dei debiti.

Si noti come nei due scenari base, con tassi di recupero relativamente elevati, la LCA si chiude con l’integrale copertura del debito privilegiato in linea capitale. Rimane un eccedenza che dovrebbe essere usata per coprire le spese per interessi, oneri di servicing, altre spese amministrative.

In questi scenari ottimistici, la spesa per lo Stato è zero, perché la bad bank rimborsa integralmente sia il finanziamento ottenuto da Intesa a fronte dello sbilancio di cessione (senza bisogno di attivare la relativa garanzia statale), sia gli anticipi di cassa del MEF per la corresponsione dei contributi alla good bank.

In teoria, potrebbe formarsi, dopo la copertura di tali spese, un avanzo al quale attingere per rimborsare eventuali crediti chirografari (peraltro non specificabili sulla base delle informazioni ad oggi note), e magari anche una frazione del debito subordinato.

Andando a peggiorare le ipotesi di scenario, viene meno la capacità di coprire integralmente le passività privilegiate. Negli scenari peggiori, la LCA non riesce a rimborsare integralmente il finanziamento dello sbilancio di cessione, e lo Stato viene escusso e subentra a Intesa come creditore in via di regresso. Le passività si incrementano per l’attivazione di questa e di altre garanzie. Una parte delle passività, comprensive di quelle contingenti attivate, rimane impagata dalla bad bank. L’onere finale per lo Stato è dato appunto da queste passività insolute della bad bank, che lo Stato non potrà più recuperare.

Copertura del rimborso dei debiti privilegiati per scenari (valori in miliardi di euro)

waterfallnew

Fonte: Nostra elaborazione su dati reperiti nelle fonti citate.

Conclusioni

Al termine di questa analisi preliminare possiamo trarre alcune conclusioni.

Il DL 99/2017 fa uso di forme di sostegno alle banche in crisi in prevalenza basate su garanzie statali e su spese potenzialmente recuperabili nel corso della liquidazione. Strumenti di questo tipo sono stati ampiamente utilizzati nella prima fase della crisi in particolare dalla Germania. Lo Stato si accolla in prevalenza passività potenziali che non hanno un impatto immediato sul deficit, se non nella misura delle perdite attese tradotte nel fair value della garanzia.

Il successo del piano concepito per le popolari venete dipende dall’evoluzione dello scenario macroeconomico, che incide sulle performance della componente ad alto rischio rilevata da Intesa, che può più direttamente generare perdite contingenti superiori a quelle attese inizialmente; in tale evenienza sie aggiungono passività alla struttura finanziaria della bad bank e si riducono la probabilità di dare un ritorno ai creditori chirografari, subordinati e agli azionisti.

Il bilancio finale positivo dipende però anche dalla buona gestione delle banche in liquidazione, e in particolare dall’attività di servicing e recupero dei crediti deteriorati affidata alla SGA e a società del gruppo Intesa. Finalmente le Autorità italiane, e in particolare la Banca d’Italia, hanno potuto attivare una bad bank di sistema operante come investitore / amministratore paziente e non opportunistico, grazie all’assenza delle pressioni a svalutare ex ante il portafoglio che sono invece il tratto caratteristico delle procedure di risoluzione disciplinate dalla BRRD.

Anche la gestione del contenzioso legale, e l’eventuale riproposizione di accordi transattivi con i soci, è cruciale per limitare gli oneri a carico della procedura. Dalle azioni di responsabilità verso gli ex-componenti degli organi sociali può venire un’iniezione di risorse, sebbene difficilmente decisiva.

Solo il tempo dirà se il Governo ha progettato un canale di smaltimento del cattivo credito accumulato dalle banche venete efficiente e governabile nelle sue dinamiche di rischio, che si manifesteranno nell’emersione delle perdite realizzate. Per il momento è giustificata l’attenzione alla buona realizzazione del piano, che richiede una convergenza di intenti e uno sforzo degli attori coinvolti, andando oltre le rispettive convenienze individuali.


1. L’art. 7 del DL 99 dispone che su questi asset Intesa subentri nei diritti dei cedenti. Nello stesso articolo si concedono al cessionario le esenzioni dalle imposte indirette previste per le cessioni dirami d’azienda e per gli "enti ponte" nelle procedure di risoluzione ex BRRD, nonché i benefici per le società beneficiarie e le società scisse ai sensi dei commi 8 e 9 dell’art. 11 del DL 3 maggio 2016, n. 59 contenente innovazioni normative in materia di procedure concorsuali ed esecutive.
2. Per un excursus non troppo giuridico delle diverse tipologie di crediti e attività fiscali presenti nei bilanci delle banche vi rinvio alla sezione sul tema in questo mio paper.
Luca Erzegovesi
Luca Erzegovesi
Professore di Finanza aziendale

Mi interesso di finanza delle Pmi, crisi bancarie e nuovi modelli di business bancari.

Correlato